Il Natale si avvicina, mancano esattamente 7 giorni al momento più caloroso dell’anno.
Un momento in cui le famiglie si riuniscono, si scambiano i doni e molti emigrati tornano a casa per trascorrere le feste natalizie in famiglia. In fondo, la magia del Natale è anche questo: la possibilità di riabbracciare il proprio figlio o, in generale, un caro che vive lontano.
Ed ecco che, all’affacciarsi del 2020, il vero senso del Natale non è poi diverso da quello dei nostri nonni o bisnonni.
Le tradizioni in Sardegna vengono tramandate da diversi decenni. Sono cambiate le mode, sono cambiati i ritmi di lavoro e il modo di vivere le relazioni ma, il vero spirito del Natale, è rimasto solido per la maggior parte delle famiglie sarde.
È nella cultura agro-pastorale che nasce Sa notte ’e xena. La notte di cena era un momento di aggregazione e di riconciliazione con i propri cari. In un periodo in cui il capo famiglia trascorreva lunghi periodi in montagna, lontano dalla propria casa e dalla propria famiglia, il Natale rappresentava un momento di armonia e di calore.
Il calore veniva emanato anche dal camino acceso ornato da un grosso ceppo “Su Truncu de Xena”, che veniva tagliato e conservato per la notte di cena e che doveva restare acceso per tutto il periodo delle festività.
La famiglia, durante la notte di cena, si riuniva attorno ad un tavolo ricco di piatti tradizionali sardi: agnello o capretto arrosto con annessa coratella sarda “su trataliu e sa corda” e ancora, formaggi, salsicce e dolci tipici sardi.
Il tutto, accompagnato da un fuoco scoppiettante che riscaldava l’ambiente e attorno al quale gli anziani potevano raccontare storie d’altri tempi.
I preparativi per la cena iniziavano durante i giorni precedenti ed era obbligo consumare tutti i piatti. In un periodo in cui non esistevano televisioni, tablets o smartphones, i bambini giocavano tra di loro e gli adulti si perdevano in chiacchiere gioiose.
Se tutto ciò non bastava, si iniziavano i giochi di società tradizionali come ad esempio: Sa Tombùla (la tombola), Su Barralliccu (la trottola) o Sa Murra ma non solo…
Con l’avvicinarsi della mezzanotte, i rintocchi delle campane del paese avvisavano gli abitanti che la Messa di Natale stava per iniziare ed era il momento di incamminarsi verso la Chiesa.
Prima della Messa, nel Cagliaritano, era tradizione esibirsi in un ballo sardo accompagnato dalle Launeddas.
La messa della Notte di Natale era conosciuta come Sa Miss’e Puddu ovvero la Messa del primo canto del Gallo. Ad eccezione delle donne in lutto, tutti partecipavano alla messa di Natale. La notte di Natale era vista come un momento di festa per tutti, dove i giovani trascorrevano le ore in compagnia tra balli, canti e schiamazzi.
La Notte di Natale, era un’occasione particolare anche per le donne in gravidanza. Le quali, erano solite praticare la magia bianca e tutelare la nascita del loro bambino. Si credeva che se la gestante avesse partecipato alla Messa di Natale, una possibile malformazione del bambino sarebbe sparita. Inoltre, si credeva che i nati durante la Notte di Natale non avrebbero mai perso né denti né capelli e che avessero il dono di proteggere dalle disgrazie le persone vicine al nascituro.
Oggi, si fa meno riferimento alle credenze magico-religiose e per la maggior parte dei casi, chi sta lontano da casa, non è più il capo famiglia ma sono i giovani. Sono i giovani sardi che ogni anno partono alla ricerca di un lavoro e vivono lontano dalla propria terra e dai propri cari. Eppure la magia del Natale li riporta a casa, anche se per pochi giorni, anche se il viaggio richiede elevate risorse sia economiche che di tempo.
Come un tempo, la maggior parte delle famiglie sarde si preparano alla notte di Natale con grande anticipo e molte delle nostre case sono ancora riscaldate da un camino acceso.
Il cibo tradizionale orna ancora oggi le nostre tavole, ed è il momento dell’anno in cui più ci si ritrova con amici e parenti.
In conclusione, come accadeva un tempo, anche oggi, il dono più grande che ci possiamo fare a Natale è trascorrerlo in modo conviviale con la nostra famiglia.
E tu? Pensi che il valore e le tradizioni natalizie in Sardegna siano cambiate? Faccelo sapere con un commento!
Foto di copertina di Giulia Diana, visita il suo profilo Instagam!
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