Giovedì 8 giugno 2017 abbiamo partecipato al convegno “Studi sul Breve tra passato e futuro”, organizzato dall’assessorato della Cultura del comune di Iglesias, in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell’Università degli studi di Cagliari e l’Istituto IPIA G. Ferraris di Iglesias.
Il convegno è stato ospitato proprio all’interno de l’archivio storico della Città di Iglesias, luogo che custodisce il documento più importante nella storia del territorio Iglesiente: il Breve di Villa di Chiesa.
Il Breve di Villa di Chiesa è un antico codice medioevale risalente al periodo pisano. L’edizione pervenuta a noi è quella catalano – aragonese e nel 1327 il Breve venne rettificato. Infatti quest’utima versione venne elaborata sulla base delle edizioni precedenti: la prima, dalla fondazione sino al 1303, sotto il controllo dei Gherardesca, la seconda direttamente sotto Pisa.
Lo Statuto nel 1354 scampò al devastante incendio di Arborea, durante la guerra tra Mariano IV, Giudice di Arborea, e Pietro d’Aragona.
Nella seconda metà del XIX secolo venne attentamente studiato da Carlo Baudi di Vesme, quando nel 1865 lo trovò all’interno dell’archivio comunale di Iglesias – dove stava compiendo altre ricerche – e comprese fin da subito l’importanza di questa grossa pergamena. Per questo motivo decise di preparare una nuova edizione, ricco di note, introduzioni e documenti allegati, pubblicata poi nel 1877.
Questo manoscritto in pergamena di montone, si suddivide in quattro libri dedicati alla regolamentazione all’interno di Villa di Chiesa, dai mercati all’attività metallurgico-mineraria.
Tra le pene si possono annoverare: il taglio della mano, della lingua e della testa, la catena della vergogna, il marchio del re sulle gote e molte altre.
Fino ad oggi si riconoscono 150 anni di studi sul breve. Dopo gli studi pubblicati da Baudi di Vesme, altri studiosi si sono dedicati a questo testo e alla storia di Iglesias. Possiamo citare Boscolo che nel 1963 ne analizzò il contenuto in Villa di Chiesa e il suo “Breve”, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era.
Alle soglie del 2000 Barbara Fois – studiosa ed ex docente di storia medievale della Sardegna all’Università di Cagliari – lamentava il fatto che nonostante gli studi fatti in precedenza non c’era stata una riedizione critica del Breve.
Ad oggi le possibilità di studio sono maggiori e c’è ancora tanto da sapere sul Breve di Villa di Chiesa poiché è stato sviscerato solo in alcuni punti.
La paleografa Bianca Fadda e il dottor Roberto Poletti hanno studiato il Breve soffermandosi sulle annotazioni presenti, perché il Breve ne è colmo. Durante un’esercitazione con i suoi studenti, Bianca Fadda si è interessata allo studio del manoscritto come oggetto fisico e in quell’occasione si accorsero delle numerose annotazioni presenti ai margini delle sue pagine e del fatto che non sono presenti in modo omogeneo. La maggior parte delle note sono state scritte in castigliano e catalano ma non in volgare e molte di queste sono riconducibili al notaio Pinna Deidda.
Durante il suo intervento il dottor Poletti fa notare che sono numerosi i segni grafici che aiutano la lettura del Breve: “Qualcuno si esercitò nell’arte dello scrivere, difatti venne scarabocchiato e disegnato per noia o per gioco”. E aggiuge che questi segni grafici sono presenti in molti codici ma è difficile trovare un altro codice che presenti la stessa quantità, nella stessa forma e nello stesso modo.
Tra i vari simboli troviamo un segno ricorrente come la manipula: una piccola mano con l’indice proteso verso il verso interessato. Simbolo ancora oggi molto utilizzato, come indicatore direzionale, soprattutto sul web:
Inoltre, sono stati disegnati visi umani probabilmente mai esistiti, mezze lune e ancora varie croci, simbolo prediletto e con un significato preciso.
Un anniversario importante quello avvenuto giovedì 8 giugno 2017 e speriamo di poter sfogliare qualche altra pagina di questo capitolo al più presto.
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